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Uomini e no

Cena simil-rinascimentale con tanto di candelabri a cinque braccia che svettano per tutta la lunghezza del tavolo (col risultato che per parlare col tuo dirimpettaio devi alzarti in piedi e saltellare sul posto). Una di quelle cene che inizi col sorriso e finisci con la faccia incartapecorita dall’inedia e dallo strazio. A un certo punto vengo placcata da un tizio (in realtà lo conoscevo già, ma nelle precedenti occasioni ero riuscita a dribblare i suoi tentativi di avvicinamento). In questo contesto non ho scampo e per nascondermi sotto il tavolo non ho più l’età. Gli sorrido rassegnata. Lui è uno di quelli che per farsi notare parla ad alta voce, ride in continuazione e senza motivo delle proprie battute e si agita sulla sedia sfoderando (a senso suo) un fascino irresistibile. Le mie note di demerito nei suoi confronti, nell’arco di 10 minuti, sono arrivate a 900 e raddoppiano quando si alza in piedi e riesco a scrutare il suo discutibile abbigliamento: completo nero con camicia bianca (senza cravatta) e mocassini neri, di quelli che ci manca solo la pampina che ciondola.

Ed ecco che mi ritrovo a fare una considerazione: sono una classista, boccio senza mezzi termini gli uomini anche solo per il loro abbigliamento. Devo dire “omioddio” o “per fortuna”?

Ho smesso di vedere Quark quando ho scoperto che Piero Angela ama indossare calzini bianchi.

Mi fanno un leggero orrore gli uomini con il borsello: ci sono quelli che hanno sempre lo stesso, dagli anni Settanta, e quelli che ne hanno comprato uno super griffato e sempre tasci ai miei occhi rimangono.

Poi ci sono quelli che indossano una maglietta nera a maniche corte (anche a gennaio) sette misure più piccola: ci scoppiano dentro, non riescono nemmeno a respirare, ma hanno in mostra tutti i muscoli e ne sono felici.

Detesto quelli che si arruffano gli zebedei in continuazione, ti danno la mano per salutarti e poi zac! una trastullatina ai gioielli di famiglia.

Occhiali da sole a goccia simil-rayban con montatura bianca e lenti scurissime. Conferiscono al viso sembianze da mosca, azzerano i lineamenti e annacquano il sorriso. Ma chi li porta ne va fiero: sembra un tronista della De Filippi andato a male.

Poi ci sono i nostalgici: si intubano ancora in quei jeans che li fasciano dalla vita al cavallo evidenziando tutto l’armamentario riproduttivo. In genere camminano a gambe larghe perché se solo stringono un po’ di più l’andatura rischiano di spappolare Evaristo o Silvestro.

E ci sono anche quelli che appartengono alla categoria “cel’hosoloio”: ti guardano con intenzionale lascivia, sguardo spermatozoico all’attacco. Il loro messaggio è chiaro: bambola, solo io posso farti provare cose mai viste!

E nella mia personale classifica degli uomini “out” ci sono anche quelli con le polo a maniche corte e il collettino alzato alla Maria Stuarda. In un ventenne lo posso tollerare ma in un cinquantenne calvo e con la panza che trabocca dai pantaloni a vita bassa, assolutamente no!

E lasciamo perdere le scarpe da barca per una seratina romantica o le ciabatte da spiaggia (con le chiusure a strappo) abbinate ai bermuda.

Dimenticavo, l’unghia del mignolino iper lunga: quella che poi se la infilano nelle orecchie e…va bene, basta!!!!

 

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